Quante volte ti è capitato di ricevere un complimento che, invece di farti sentire valorizzato, ti ha lasciato con un senso di disagio?
È una sensazione sottile, difficile da spiegare: le parole pronunciate sembrano positive, ma c’è qualcosa di non detto che pesa. Questo accade perché alcuni complimenti, spesso inconsapevolmente, portano con sé giudizi, confronti o insinuazioni che ne compromettono la genuinità.
Dietro a queste affermazioni si nascondono dinamiche complesse: a volte chi parla vuole mantenere una posizione di superiorità, altre volte semplicemente non riesce a esprimere un apprezzamento autentico senza confronti o condizioni. Per chi le riceve, però, il risultato è lo stesso: un messaggio ambivalente che può generare insicurezze e dubbi. Vediamo insieme cinque esempi comuni di complimenti ambigui, cercando di capire perché possono ferire e come riconoscere ciò che davvero ci trasmettono.
1. “Come sei bella ora che sei dimagrita”
Al primo ascolto, sembra un elogio sincero. Finalmente qualcuno nota e celebra il cambiamento che hai raggiunto con fatica, magari dopo un percorso lungo e impegnativo. Eppure, subito dopo, arriva una domanda implicita che brucia: “Quindi prima, quando non ero dimagrita, non ero bella?”
Questo tipo di frase non solo riduce il valore della tua bellezza al numero sulla bilancia, ma lega la tua autostima al raggiungimento di un determinato standard sociale. Ti fa sentire che l’apprezzamento che ricevi è condizionato da un cambiamento esteriore, e che la tua bellezza non è mai stata vista come intrinseca e incondizionata. Questo può essere particolarmente doloroso, soprattutto se stai cercando di accettarti per come sei, indipendentemente dal tuo aspetto fisico. Un complimento autentico dovrebbe invece celebrare la tua forza e la tua bellezza come un insieme, senza giudizi o confronti con il passato.
2. “Che bravo, non mi aspettavo che riuscissi a farcela!”
Questa frase arriva spesso in contesti di successo: un traguardo raggiunto, un obiettivo conquistato, un risultato che per te ha richiesto impegno e dedizione. Ma, invece di sentirti riconosciuto per le tue capacità, percepisci qualcosa di strano. Perché sottolineare “non mi aspettavo che riuscissi”?
Il problema è proprio nella sorpresa espressa: rivela che chi ti parla non credeva in te, e che il tuo successo è visto come un’eccezione piuttosto che come la naturale conseguenza delle tue abilità. Invece di sentirti orgoglioso, ti ritrovi a riflettere su quanto poco gli altri ti considerino capace. Questo tipo di messaggio può minare la tua sicurezza e farti dubitare del tuo valore, anche di fronte a un successo evidente. Un complimento più genuino dovrebbe concentrarsi sul riconoscimento del tuo impegno, senza alcuna insinuazione sul passato o sulle aspettative che gli altri avevano su di te.
3. “Tutto sommato hai fatto un bel lavoro… per essere la tua prima volta!”
All’apparenza, sembra un incoraggiamento gentile, ma quell’aggiunta “per essere la tua prima volta” rovina tutto. Invece di riconoscere il tuo talento o l’energia che hai messo nel tuo lavoro, il complimento riduce il tuo risultato a una questione di fortuna o inesperienza. Ti senti apprezzato, ma con un asterisco accanto: il tuo lavoro è valido solo nel contesto ristretto del tuo essere un principiante.
Questo tipo di frase può creare in te un senso di insicurezza rispetto al futuro. Ti fa pensare che, una volta finito il periodo di “prima volta”, gli altri smetteranno di apprezzare i tuoi risultati o li giudicheranno con un metro più severo. Un complimento autentico, invece, dovrebbe valorizzare il risultato senza legarlo a circostanze o condizioni limitanti.
4. “Sei davvero in gamba per la tua età!”
Dietro questa frase, apparentemente amichevole, si nasconde un confronto che sminuisce il tuo valore. La tua età diventa un filtro attraverso cui il tuo merito viene ridimensionato. L’implicazione è chiara: “Se fossi più giovane (o più vecchio), il tuo risultato non sarebbe altrettanto sorprendente.”
Questa affermazione non solo ti mette in una posizione di difetto, ma alimenta stereotipi legati all’età, come se questa fosse un limite o un vantaggio insormontabile. È un modo sottile di isolare il tuo valore dal contesto generale, facendoti sentire apprezzato solo in modo relativo. Invece di celebrare il tuo talento o la tua dedizione, chi parla si focalizza su un elemento che non dovrebbe avere peso. Un vero complimento riconosce ciò che sei e ciò che hai fatto, senza bisogno di confronti con un’immagine predefinita legata all’età.
5. “Che coraggio che hai avuto a fare quella scelta, io non so se avrei rischiato così tanto!”
Questa frase sembra lodare la tua audacia, ma porta con sé un giudizio implicito sulla razionalità della tua scelta. Lodare il coraggio, infatti, può facilmente trasformarsi in un modo per dire che ciò che hai fatto era avventato o irragionevole. Ti fa sentire che, anche se hai fatto qualcosa di ammirevole, gli altri non avrebbero mai preso la stessa strada.
Il rischio è che tu cominci a dubitare delle tue decisioni, a ripensare le tue scelte come troppo rischiose o sbagliate, anche se inizialmente ne eri pienamente convinto. Un complimento autentico dovrebbe invece concentrarsi sul valore della tua decisione e sul suo significato per te, senza insinuare che altri avrebbero fatto diversamente o che il rischio fosse eccessivo.
Quando le parole contano davvero
Ricevere un complimento dovrebbe essere un momento di gioia, ma spesso le parole che ascoltiamo hanno un impatto più profondo di quanto pensiamo. I complimenti ambivalenti possono ferire proprio perché mascherano giudizi o dubbi sotto una patina di gentilezza. Per chi li riceve, questi messaggi creano insicurezze, mettono in discussione il proprio valore e, a volte, lasciano un senso di solitudine emotiva.
Imparare a riconoscere questi messaggi nascosti è un primo passo per proteggere la propria autostima. E quando tocca a noi fare un complimento, ricordiamoci di essere autentici e di esprimere apprezzamento senza condizioni, confronti o giudizi. La comunicazione sincera e positiva non solo migliora le relazioni, ma ci aiuta a costruire un mondo in cui le parole non feriscono, ma nutrono e sollevano.
Bibliografia
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